13 novembre 2020
«Posticipare di un mese le cure oncologiche aumenta il rischio di morte del 13%»
Il problema grave – ha detto – è quello degli screening oncologici perché l’Italia non investe in prevenzione. Abbiamo mammografi stravecchi e liste di attesa lunghissime.
Nei primi 5 mesi di COVID sono stati effettuati 1milione e 400mila esami di screening in meno rispetto al 2019. Non sono stati diagnosticati oltre 2mila tumori alla mammella. Gli interventi chirurgici non urgenti sono stati ritardati del 64%. Un prezzo altissimo se pensiamo che posticipare di 1 mese le cure oncologiche porta a un rischio di morte più alto del 13%. Per non parlare della ricerca, le cui attività – ha aggiunto De Maria – sono state ridotte del 93%; il restante 7% è dedicato alla ricerca sul COVID. Ma cosa si può fare adesso? La priorità assoluta è riattivare gli screening oncologici. Occorre poi potenziare la telemedicina, il monitoraggio dei pazienti oncologici a domicilio, e le attività di chirurgia del 20-30% per recuperare i ritardi accumulati.
È necessario aumentare i posti di semi intensiva, di cui i pazienti oncologici spesso hanno bisogno, ma se sono tutte occupate da pazienti COVID è impossibile arrivarci. Occorre infine investire nell’ammodernamento di attrezzature per la prevenzione».